A cura della dott.ssa Claudia Benazzi – Psicologa
Cosa vuol dire la sigla DSA?
Con l’acronimo DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) si intende una categoria diagnostica, relativa ai Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento che appartengono ai disturbi del neurosviluppo (DSM 5, 2014), caratterizzati dalla persistente difficoltà di apprendimento delle abilità scolastiche chiave per almeno 6 mesi. Le abilità scolastiche sono al di sotto di quelle attese per età e causano interferenza con il rendimento scolastico o lavorativo.
In base al tipo di deficit funzionale è possibile distinguere quattro categorie di DSA:
Dislessia: disturbo nella lettura (intesa come abilità di decodifica del testo, in termini di velocità e accuratezza)
Disortografia: disturbo nella scrittura (intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica)
Disgrafia: disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria, in termini di scrittura poco leggibile)
Discalculia: disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intese come capacità di comprendere e operare con i numeri, di calcolo e problem solving matematico)
I DSA rappresentano una sindrome clinica persistente nel tempo, che colpisce specifiche abilità nel processo di apprendimento di scrittura, lettura e calcolo, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale (QI maggiore di circa 70), e che si manifesta con caratteristiche diverse a seconda dell’età evolutiva e delle fasi di apprendimento scolastico.
La Consensus Conference (comunità scientifica internazionale) ha evidenziato come spesso questi disturbi si presentino in comorbilità sia fra di loro che con altri disturbi, fra cui disturbi neuropsicologici e psicopatologici (ADHD, disturbo della condotta, disturbo oppositivo-provocatorio, disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, depressione, disturbi somatoformi, disprassie).
Si tratta di disordini che non hanno alla loro origine delle problematiche psicologiche o dei deficit di intelligenza, in quanto il funzionamento intellettivo generale rimane pressoché inalterato, ma sono presumibilmente legati a disfunzioni del sistema nervoso centrale, per la presenza di anomalie congenite in alcune delle aree cerebrali. Non si tratta di vere e proprie mancanze, ma di un modo diverso di elaborare le informazioni.
La diagnosi DSA: come si esegue? chi se ne occupa?
Secondo il DSM-V, per poter considerare le difficoltà significative a livello diagnostico, occorre che perdurino da almeno 6 mesi. In caso di sospetto di presenza di DSA è fondamentale intervenire tempestivamente, cercando di
comprendere quali siano le aree maggiormente compromesse, in modo da pianificare degli interventi mirati, che favoriscano un’evoluzione positiva.
La diagnosi viene eseguita solitamente da un’équipe multidisciplinare, composta da Neuropsichiatra infantile, psicologo e logopedista, attraverso l’utilizzo di test standardizzati per misurare il livello cognitivo nonché le competenze e le abilità di lettura, scrittura e calcolo. In una seconda fase andranno poi indagate ed escluse eventuali ulteriori patologie o anomalie sensoriali, neurologiche e cognitive.
L’entità del disturbo può essere lieve, moderata o grave, a seconda delle difficoltà di apprendimento riscontrate in uno o più ambiti scolastici e delle competenze che l’individuo riesce a sviluppare grazie all’intervento con supporti compensativi o programmi specializzati, per portare a compimento le proprie attività in modo adeguato.
Quali sono gli indicatori di rischio DSA che suggeriscono di richiedere una diagnosi?
Nella prima infanzia si possono riscontrare già i primi indicatori, fra cui ritardo nella produzione delle prime parole (oltre i 18 mesi) e delle prime brevi frasi (oltre i 30 mesi), confusione di suoni, sintassi inadeguata, parole utilizzate fuori contesto, difficoltà a memorizzare i nomi di oggetti comunemente utilizzati, difficoltà a imparare a scrivere il proprio nome, difficoltà a dividere la parola in sillabe, difficoltà di memoria a breve termine (ripetizione di elenchi), scarsa coordinazione, difficoltà motoria e manualità difficoltosa anche nello svolgimenti di semplici attività come allacciarsi le scarpe o ritagliare.
Nella scuola primaria possono iniziare a riscontrarsi difficoltà di lettura, scrittura o calcolo, e la diagnosi può già essere effettuata al completamento del secondo anno della scuola primaria per dislessia, disgrafia e disortografia e dal terzo anno per la discalculia.
Per poter effettuare una diagnosi occorre quindi attendere che sia terminata la fase iniziale del processo di apprendimento scolastico delle abilità di lettura, scrittura e calcolo, in quanto anticipare eccessivamente la diagnosi aumenta notevolmente il rischio di imbattersi in falsi positivi.
La necessità di intervenire precocemente non solo ha lo scopo di facilitare una prognosi favorevole, ma altresì contribuisce ad evitare che, a causa del disturbo, possano insorgere problemi di natura emotiva o psicologica, fino ad arrivare all’abbandono scolastico. I DSA infatti causano spesso non solo un prematuro abbandono scolastico nel corso della scuola secondaria di secondo grado, ma anche una compromissione della realizzazione delle potenzialità sociali e lavorative.
Negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento delle richieste di diagnosi di DSA in individui adolescenti che non solo affrontano con atteggiamento positivo il percorso psicodiagnostico, ma spesso sono loro stessi a farne richiesta ai genitori, con lo scopo di cercare di capire i motivi delle proprie difficoltà, dando loro un nome, e cercando una soluzione.
Cosa succede se viene diagnosticiato un DSA?
Gli alunni a cui viene diagnosticato un DSA hanno diritto alla stesura di un Piano Didattico Personalizzato, con strumenti compensativi per ogni materia, strategie metodologiche e didattiche, criteri e modalità di verifica e valutazione, ed eventuale revisione degli obiettivi da raggiungere.
Quali sono, eventualmente, le conseguenze psicologiche di una mancata diagnosi o di un piano didattico inadeguato?
La scuola rappresenta un fondamentale ambiente di sviluppo, parallelo a quello familiare, dove il bambino sviluppa, oltre a competenze ed abilità, anche l’autostima e il senso di efficacia, inevitabilmente colpite, queste ultime, in caso di presenza di un disturbo dell’apprendimento. Infatti, non di rado, prima ancora che il disturbo possa venir riconosciuto ed inquadrato come tale, le difficoltà del bambino vengono ricondotte ad uno scarso impegno, poca motivazione, pigrizia o oppositività. Altre volte, invece, ci si imbatte in strutture scolastiche poco inclini al riconoscimento della diagnosi, oppure chiaramente tendenti ad un atteggiamento di disinvestimento, con sottovalutazione delle capacità e delle potenzialità del bambino.
La complessità della gestione di queste casistiche e del rapporto con la scuola, crea molto spesso nel bambino sentimenti di frustrazione, ansia, riduzione dell’autostima e ridotta incapacità di regolare le emozioni, che possono sfociare, in età adolescenziale, in atteggiamenti di ritiro ed isolamento, oppure di rabbia e aggressività. È quindi di importanza fondamentale non solo l’individuazione precoce della presenza di un DSA, in modo da intervenire tempestivamente, ma anche che genitori e insegnanti diventino consapevoli dei vissuti emotivi di bambini e ragazzi con DSA, cercando di ricordare sempre che la diagnosi non definisce l’identità della persona.
Il Centro Psicologia è considerato uno dei migliori centri DSA a Milano e provincia per la diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento.
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Bibliografia
A.P.A., Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione (DSM- V), Milano, Raffaello Cortina, 2014.
Cornoldi C., Le difficoltà di apprendimento a scuola, Bologna, Il Mulino, 1999.
Istituto Superiore di Sanità (2011). Consensus Conference sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento in http://www.snlg-iss.it/cms/files/Cc_Disturbi_Apprendimento_sito.pdf
Pietropolli Charmet, G. et al. (2010). Psicoterapia evolutiva dell’adolescente. Franco Angeli: Milano.
Tagliani, P. (a cura di) (2017). Difficoltà di apprendimento come sintomo. Legami, trauma e identità. Mimesis Edizioni: Milano.
Tressoldi, Patrizio E., and Claudio Vio. Il trattamento dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico. Edizioni Erickson, 2012.
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