Il mutismo selettivo in età evolutiva – A cura di Claudia Benazzi – Psicologa –
Cos’è il Mutismo Selettivo? È un bambino che soffre in silenzio
dott.ssa Elisa Shipon-Blum
Il mutismo selettivo è un disturbo caratterizzato da una temporanea incapacità di parlare in determinate situazioni, nonostante si sia in presenza di un normale sviluppo del linguaggio che viene considerato come adeguato all’età del bambino. Si tratta di un disturbo d’ansia, che colpisce prevalentemente in età infantile ma che può presentarsi, tuttavia, anche in età adulta, che impedisce l’eloquio ed una normale verbalizzazione in situazioni sociali in cui ci si aspetterebbe invece il contrario, a fronte invece di un eloquio ben presente in altri contesti considerati più familiari. Il termine selettivo sta ad indicare il fatto che il bambino selezioni le persone con cui esprimersi liberamente, e selezioni le situazioni nelle quali si trova a proprio agio, da quelle in cui invece si sente in difficoltà o sotto il giudizio altrui, pressato dalle prestazioni che gli vengono richieste, come ad esempio in ambito scolastico.Il mutismo selettivo fu individuato per la prima volta nel 1877 da un medico tedesco, Kussmaul, in riferimento a quella che considerò come assenza volontaria di linguaggio in alcuni bambini in determinate situazioni; il termine mutismo selettivo fu però coniato successivamente dal medico inglese Tramer nel 1934.
In genere i bambini affetti da mutismo selettivo non presentano disturbi dell’apprendimento, tuttavia, l’ansia da prestazione nello svolgimento di un compito potrebbe incidere sull’esito del compito stesso, andando a rinforzare il disturbo e causando un incremento del mutismo selettivo.
La maggior parte dei bambini con mutismo selettivo presenta in realtà molti dei requisiti diagnostici della fobia sociale, un disturbo d’ansia caratterizzato dalla difficoltà all’esporsi in determinate occasioni sociali per il timore di essere esposti al giudizio altrui: questo incide sullo sviluppo delle relazioni sociali ed interpersonali. Il grado ed il livello di ansia del bambino determinano la sua capacità di comunicare ed esprimersi in un determinato contesto: più il bambino sarà rilassato e più riuscirà a comunicare con tranquillità: le aspettative altrui generano ansia che incide sulla produzione verbale.
I bambini colpiti da questo disturbo parlano ad alta voce solo nell’ambiente familiare, ma quando escono di casa si chiudono nel loro silenzio. Il bambino che manifesta questo disturbo non può essere definito come oppositivo e non cerca l’ attenzione di chi lo circonda , ma si sente sopraffatto da uno stato ansioso difficile da gestire. Inoltre, è emerso che in genere questi bambini sono ipersensibili, ed estremamente fragili e ricettivi. (Shipon-Blum, 2010).
Non sono soltanto i bambini affetti da Mutismo Selettivo a soffrire in silenzio, ma anche le loro famiglie. I genitori a volte si sentono impotenti e non capiscono perché i loro figli non parlino: la frustrazione, la rabbia, il senso di colpa e la disperazione fanno parte di un ventaglio di emozioni che possono provare i genitori. Spesso gli insegnanti non comprendono il silenzio e succede frequentemente che non sappiano come aiutarlo (Shipon-Blum, 2010).
E’ fondamentale che gli insegnanti segnalino ai genitori tempestivamente la presenza di un eventuale mutismo selettivo, considerando tuttavia che all’inizio dell’anno scolastico la timidezza potrebbe incidere sulla produzione verbale e trarre quindi in inganno.
I criteri diagnostici del mutismo selettivo indicati nel DSM-V sono i seguenti:
- Costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli (per es. a scuola), nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni.
- La condizione interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale.
- La durata della condizione è di almeno 1 mese (non limitato al primo mese di scuola).
- L’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce, o non si è a proprio agio con il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale.
- La condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione (per es. disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia) e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di disturbi dello spettro dell’autismo, schizofrenia o altri disturbi psicotici.
Deve essere ben chiaro che l’incapacità dei bambini di comunicare è il diretto risultato dell’ansia e del suo istinto di difesa inconscio, che consiste nell’evitare le sensazioni provocate dalla pressione subita o dall’aspettativa di parlare. I bambini che soffrono di Mutismo Selettivo non scelgono di essere silenziosi e non è vero che si rifiutano di parlare, non hanno neppure un comportamento oppositivo intenzionale: sono talmente ansiosi che hanno sviluppato dei metodi disfunzionali per combattere la loro ansia. Se l’ansia non viene curata, possono manifestarsi ulteriori problemi: isolamento sociale, risultati scolastici mediocri, dispersione scolastica. A lungo termine possono insorgere altri disturbi correlati, come tossicodipendenze, incapacità di cercare un impiego nell’età adulta e, in casi estremi, rischi di suicidio (Shipon-Blum, 2010).
Spesso purtroppo il mutismo selettivo non viene diagnosticato correttamente, o perlomeno non viene diagnosticato tempestivamente, perché viene confuso con la timidezza, a volte con l’autismo, o con atteggiamenti di opposizione e di sfida. Ma anche una volta ottenuta la diagnosi, non sempre viene curato in maniera adeguata.
Bisogna considerare prima di tutto che il mutismo selettivo è una forma di ansia della comunicazione, e non sarà possibile passare dall’assenza totale di comunicazione alla parola in maniera facile e veloce, ma occorrerà progredire in maniera graduale, superando i diversi livelli della comunicazione, tenendo sempre conto che le difficoltà di ogni bambino varieranno da una situazione all’altra, ed è proprio questo comportamento che spesso trae in inganno, perché si è erroneamente soliti pensare che il bambino debba mostrare lo stesso comportamento in tutte le situazioni.
Uno strumento utile per valutare la capacità di comunicazione del bambino è la Selective Mutism Stages Communication Comfort Scale. La scala illustra in 3 livelli le diverse fasi che conducono alla comunicazione verbale.
Sul versante della psicoterapia, viene considerata utile la terapia cognitivo-comportamentale, attraverso la quale si cerca di diminuire i livelli di ansia e di incrementare l’autostima e la sicurezza di se’, in modo da migliorare anche la verbalizzazione, mentre la terapia psicoanalitica viene considerata la prima scelta per i bambini in età prescolare, perché utilizza come strumenti di intervento il disegno ed il gioco.
Bibliografia
• A.P.A., Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione (DSM-V), Milano, Raffaello Cortina, 2014.
• Capobianco, M. (2009). Il mutismo selettivo: diagnosi, eziologia, comorbilità e trattamento. Cognitivismo clinico 6, 2 211-228
• Corona, F., & De Giuseppe, T. (2016). Il Mutismo selettivo e la didattica flipped in ottica sistemica. Italian Journal of Special Education for Inclusion, 4(1), 103-120.
• Shipon Blum E., COMPRENDERE IL MUTISMO SELETTIVO Guida per genitori, insegnanti e terapeuti, Ed. La Meridiana, 2010
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