Intelligenze multiple – A cura di Claudia Benazzi – Psicologa –
Negli anni ’60 la psicologia cognitivista introduce il concetto di problem solving, compiendo così un primo passo verso una concezione dell’intelligenza molto più ampia rispetto a quella scolastica, e costituita da diversi elementi: alle abilità logiche e analitiche, di tipo più astratto, vengono affiancate abilità creative e sociali. Nascono in quegli anni i concetti di “Intelligenze multiple” e “Intelligenza emotiva”, che sottolineano la complessità dell’intelletto umano.
La teoria delle Intelligenze multiple viene introdotta dallo psicologo americano Howard Gardner, che ne distingue molte, collocate in differenti parti del cervello, e non necessariamente collegate fra loro. Gardner, ricercatore di Harvard, sostiene infatti l’esistenza di diversi aspetti e forme dell’intelligenza, partendo da studi eseguiti su bambini che mostravano possedere diverse capacità intellettive, e ritiene che la mente possa quindi essere allenata ed addestrata per apprendere nuove abilità. Le diverse forme di intelligenza sono condizionate in parte da fattori genetici, ma possono essere potenziate attraverso le opportunità di apprendimento. I suoi studi furono poi confermati da ricerche condotte su pazienti colpiti da ictus che avevano perso alcune funzioni cognitive.
La sua teoria delle intelligenze multiple fu inserita nel suo libro “Frames of the Mind”, scritto nel 1983, all’interno del quale troviamo la tesi secondo la quale esistono ben 7 diversi tipi di intelligenza, ognuna indipendente dalle altre. Secondo Gardner, i test utilizzati misurare l’intelligenza riescono a rilevare solamente l’intelligenza logico-matematica e quella linguistica, ma a suo avviso occorre aggiungerne altre cinque: l’intelligenza spaziale; l’intelligenza sociale; l’intelligenza introspettiva; l’intelligenza corporeo cinestetica; l’intelligenza musicale. ”Scrivendo questo libro, mi proposi di minare la nozione comune di intelligenza come capacità o potenziale generale che ogni essere umano possiederebbe in misura più o meno grande. Nello stesso tempo intendevo mettere in discussione l’assunto che l’intelligenza, comunque venga definita, possa essere misurata da strumenti verbali standardizzati, come test con carta e matita e fondati su risposte brevi e batterie di domande”
- Intelligenza linguistica: è la capacità di apprendere e riprodurre il linguaggio in modo chiaro ed efficace, usandolo in maniera appropriata per esprimersi verbalmente e in forma scritta, variando il registro linguistico in base alla necessità.
- Intelligenza logico-matematica: consiste nella capacità di analizzare i problemi in modo logico, eseguire operazioni matematiche, e indagare le questioni scientificamente, grazie al pensiero logico e deduttivo. È l’intelligenza che riguarda il ragionamento deduttivo, la schematizzazione e le catene logiche.
- Intelligenza musicale: coinvolge l’abilità di comporre, riconoscere e riprodurre modelli musicali, toni e ritmi. Chi ne è dotato solitamente ha uno spiccato talento per l’uso di uno o più strumenti musicali, o per la modulazione canora della propria voce.
- Intelligenza corporeo-cinestetica: tipica degli atleti e dei danzatori, è l’abilità di utilizzare con padronanza il proprio corpo in modo coordinato e creativo.
- Intelligenza spaziale: consiste nella capacità riconoscere e utilizzare lo spazio e le aree a esso correlate, tenendo a mente i dettagli, le forme e le caratteristiche esteriori delle figure.
- Intelligenza interpersonale: è la capacità di comprendere le intenzioni, le motivazioni e i desideri delle altre persone. Tipica di persone che possiedono una spiccata capacità empatica e abilità di interazione sociale.
- Intelligenza intrapersonale: consiste nella capacità di conoscere la propria individualità ed i propri sentimenti, in modo da ottenere risultati migliori nella vita personale.
Gardner evidenzia poi la possibilità che esistano altri tipi di intelligenza, ma è realistico pensare che soltanto la prima possa essere aggiunta all’elenco delle sette forme di intelligenza.
- Intelligenza naturalistica: permette agli esseri umani di riconoscere, classificare e individuare alcune caratteristiche dell’ambiente. Tale abilità consente di interagire con il mondo fino a rendere proprie alcune caratteristiche.
- Intelligenza spirituale: riguarda le abilità di entrare in contatto con ciò che concerne il proprio spirito e le capacità di prendersene cura.
- Intelligenza esistenziale: capacità umana di riflettere sulla propria esistenza, compresa la vita e la morte. È alla base del pensiero filosofico, ed è legata alla capacità di usare e coordinare le diverse forme di intelligenza.
- Intelligenza morale: è quella parte dell’intelligenza legata alla sfera della moralità intesa in termini di regole e atteggiamenti morali.
La teoria delle intelligenze multiple si è scontrata con il mondo accademico, che ha trovato di non semplice attuazione la teoria in ambito scolastico. Per lo stesso Gardner non era possibile sviluppare tutte e sette le intelligenze in ambito scolastico, ma era importante tenerne conto, in modo da affiancare alle attività curriculari principali dei piccoli laboratori creativi che stimolassero lo sviluppo e la creatività.
La stessa scuola italiana privilegia l’insegnamento delle abilità logico-matematiche e linguistiche, a discapito di altre abilità, non meno importanti, e quindi di coloro che sono dotati di intelligenze diverse. Oggi, la scuola italiana, per restare al passo con i tempi, dovrebbe mirare a formare alunni con menti versatili, in grado di imparare costantemente cose nuove ed acquisire competenze che in passato non erano richieste, capaci di sperimentare differenti tipi di intelligenza, al posto invece di motivare gli alunni più dotati dal punto di vista delle competenze logico-matematiche o linguistico-verbali, trascurando gli altri, demotivandoli. Questo nuovo approccio permetterebbe alla scuola di ridurre notevolmente le distanze con la realtà.
La concezione pluralistica delle intelligenze determina una svolta nell’idea di scuola che si vuole realizzare e del ruolo dell’educazione in generale. La scuola tradizionale riconosce valore prevalentemente alle abilità linguistiche e logico-matematiche, penalizzando, quindi, i bambini che ne sono «scarsamente dotati» . La scuola che valorizza le diverse forme d’intelligenza, al contrario, si assume il compito di scoprire, valorizzare, compensare, stimolare ogni forma di intelligenza, offrendo a ciascun bambino la possibilità di avere successo, dando risalto anche a intelligenze, capacità e abilità ritenute «meno nobili» in base ai parametri della cultura e della società «razionale». Si tratta di superare l’impostazione di una scuola basata sulla trasmissione di conoscenze e contenuti per realizzare una scuola in cui si favorisce «la comprensione di contenuti basilari e soprattutto la padronanza degli strumenti d’accesso ai vari ambiti culturali, affinché il soggetto possa costruirsi un sapere in autonomia anche attraverso la possibilità di scelta di quei saperi maggiormente affini alla propria natura» (Corallo, 2009, p. 8).
Naturalmente, cambiata la visione del bambino da «educare» — non solo più un bambino a cui trasmettere conoscenze, ma un bambino a più dimensioni, perché gli strumenti offerti dalle diverse intelligenze lo rendono capace di operare, conoscere e apprendere con modalità e approcci caratterizzati da diversi codici interpretativi e da maggiore protagonismo e attivismo — deve cambiare anche la visione di insegnante, capace di leggere le diverse abilità dei bambini, tutte ugualmente di valore, e capace altresì di costruire percorsi efficaci, adottando una metodologia che prediliga l’esperienza diretta dei bambini, per assicurare a ognuno di essere attore e protagonista del proprio percorso di crescita e apprendimento secondo i seguenti principi:
- le esperienze devono essere vicine al mondo del bambino;
- il bambino deve essere protagonista della propria esperienza educativa;
- il bambino giungerà a riflettere sull’esperienza vissuta e ad agire creativamente sulla realtà presentata. (MEROLA, A., & REBUFFI, F., 2012).
Bibliografia
• Corallo R. (2009), 9 volte intelligenti: Favole, giochi e attività per sviluppare le intelligenze multiple nella scuola dell’infanzia, Trento, Erickson.
• Di Interessi, R. D. R. Le intelligenze multiple e il loro potenziale per fini educativi.
• Howard Gardner, Formae mentis, Feltrinelli, Milano, 2010
• Merola, A., & Rebuffi, F. (2012). «Tante volte intelligenti»: favole, giochi e attività per sviluppare le intelligenze multiple. Difficoltà di apprendimento, 18(2), 61-87.
• Zorzi, E., & Antoniello, S. M. (2020). Promuovere creatività nelle intelligenze multiple: filoso-fare a scuola negli atelier. Encyclopaideia, 24(58), 59-73.
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