Effetti psicologici della separazione sui figli – A cura di Claudia Benazzi – Psicologa –
In ambito psicologico l’interesse per il divorzio si è sviluppato insieme al crescere dell’incidenza sociale del fenomeno e l’attenzione dei ricercatori si è prevalentemente focalizzata sulle reazioni dei figli, ovvero sullo sviluppo psicoemotivo dei minori coinvolti nella separazione coniugale e sull’impatto che questo evento può avere sull’esercizio delle funzioni genitoriali. Essendo i legami della coniugalità e della genitorialità strettamente intrecciati, le ricerche sulla ridefinizione dell’incrocio tra asse coniugale e asse genitoriale continuano ad essere al centro dell’attenzione dei ricercatori per individuare come dopo il divorzio si possa ridefinire sia la cogenitorialità, sia il legame tra figli e singolo genitore (Malagoli Togliatti, M., & Lubrano Lavadera, A. 2009).
Il rapporto tra genitori e figli dopo la separazione è un indicatore interessante di come stanno cambiando le famiglie nel nuovo millennio, perché è all’interno di tale rapporto che si gioca la delicata partita della genitorialità e della sua «condivisione». Studi e ricerche sottolineano l’importanza di promuovere e sostenere una cultura della genitorialità condivisa fin dai primissimi anni di vita dei bambini. Anche il legislatore italiano, prima con la legge 53/20001, che riconosce il diritto-dovere dei padri di dare cura in modo autonomo dalla madre, e poi soprattutto con la legge 54/20062, sembra averne preso atto e sulla scia di quanto già avvenuto in altri paesi occidentali riconosce che, nell’interesse del minore, è necessario consentire ai figli di mantenere un rapporto continuativo con entrambi i genitori (Mercuri, E., & Naldini, M. 2020).
Di per se’ la separazione dei genitori e la rottura del legame di coppia non rappresentano causa di insorgenza di disturbi nel comportamento dei figli ma sono tuttavia un importante fattore di rischio, soprattutto in relazione alle modalità con cui viene gestito l’inevitabile conflitto che spesso accompagna il necessario periodo di transizione che porterà, infine, alla separazione vera e propria ed al divorzio. E’ la conflittualità fra i genitori che causa destabilizzazione ed effetti negativi sul benessere psicologico dei figli, più che la separazione in se’ e per se’.
Durante la separazione il bambino non riveste solo il ruolo di osservatore passivo, ma spesso viene conteso da entrambi i genitori, costretto a schierarsi con l’uno o con l’altro, per sostenere le ragioni dell’uno contro quelle dell’altro partner. Inoltre, il bambino spesso si attribuisce la colpa dell’abbondono da parte di uno dei genitori della casa coniugale, e non riesce a scindere il rapporto fra i coniugi-genitori dal rapporto che i genitori stessi hanno invece con i figli. Subentrano quindi senso di perdita e di abbandono, che possono spaventare il bambino, causando disagio e sofferenza.
Tutta l’energia emotiva che i bambini e i ragazzi investono per reagire alla conflittualità genitoriale provoca una distorsione sia delle emozioni che degli aspetti della vita e dei bisogni della loro età. Alcuni ragazzi provano vergogna per la loro situazione familiare e quindi si isolano difensivamente dalle amicizie. Può risultare impossibile riconoscersi in un modello di identificazione sessuale che è stato pesantemente svalutato dal conflitto, e quindi il bambino, per mantenere un senso del proprio valore, è costretto ad identificarsi col modello materno e ad operare scelte oggettuali in contrasto con il proprio genere. L’interiorizzazione di modelli maschili e femminili non adeguati compromette, inoltre, la possibilità di costruire, in età adulta, legami affettivi significativi e duraturi. (Canavesi, E., Porta., L., 2012)
La conflittualità esasperata causa nel bambino una sofferenza che influirà negativamente sul suo sviluppo psicofisico, se non correttamente riconosciuta ed elaborata, attraverso ovviamente l’aiuto dell’adulto e/o di figure professionali che fungano da tramite e supportino la famiglia in questa delicata fase di passaggio. Il bambino va aiutato nell’elaborazione delle emozioni e dei conflitti poiché, in caso contrario, si assisterebbe al presentarsi di disturbi del sonno, regressioni cognitive, rifiuto del cibo, tristezza e ansia da separazione.
I bimbi che si trovano a vivere in situazioni di forte tensione intergenitoriale, soffrono più spesso dei coetanei, in tenera età, di regressione, ansia, paura immotivata del genitore bersaglio e, se più grandi, scarso rendimento scolastico fino all’abbandono degli studi, di sindromi ansioso-depressive, di anoressia, bulimia, bullismo, insonnia, enuresi, disturbi psicosomatici. Talora manifestazioni di tipo psichiatrico: schizofrenia, psicosi paranoide, suicidio, tossicodipendenza, alcolismo (Vezzetti, V., 2009).
Ovviamente, l’intensità del vissuto traumatico da parte del bambino varia in funzione della sua età e del suo livello di sviluppo psicoaffettivo. La sua capacità di adattamento alla nuova situazione familiare dipende dalla qualità del rapporto coniugale e dal clima affettivo prima, durante e dopo la separazione.
Gli effetti della separazione sui minori hanno un’origine multifattoriale e le variabili possono essere suddivise in due categorie:
• contestuali/familiari: la storia familiare, il cambiamento della struttura familiare, la conflittualità manifesta o latente tra gli ex coniugi, la qualità dei rapporti tra il bambino ed ogni singolo genitore, le condizioni di salute psicofisica dei genitori, pregresse esperienze luttuose, la rete relazionale e familiare, il contesto socio-.culturale di appartenenza;
• psicologiche/individuali: l’età, il temperamento e la struttura di personalità del bambino, la capacità di recuperare un proprio equilibrio dopo le avversità (detta anche resilienza), il sesso, l’ordine di nascita. (Canavesi, E., Porta., L., 2012)
Per prevenire il disagio infantile sono necessari interventi psicologici mirati al sostegno della funzione genitoriale. La mediazione famigliare è una delle principali risorse da poter essere proposta come intervento relazionale di gestione dei conflitti familiari e negoziazioni nell’interesse dei bambini, ed ha il principale scopo di ridurre il più possibile l’impatto negativo della separazione sui figli, in termini economici, emotivi e relazionali, ma anche in termini di organizzazione pratica della cura: vi si portano richieste legate al mantenimento, al diritto di visita e all’organizzazione quotidiana della vita dei figli, ma vi si ricercano anche supporto e consulenza su come e quando sia più opportuno presentare ai minori coinvolti i nuovi assetti…. a partire da ciò che viene «detto» in fase di mediazione prendono forma delle pratiche di (co-)genitorialità che vanno (o «devono» andare) nella direzione di favorire il più possibile le condizioni «migliori» di vita per i figli, ma anche di sapersi «mostrare» concordi e adeguati nel favorire quelle condizioni. Ciò che sembra emergere con maggiore forza è quanto genitori separati e professionisti dei servizi concordino non solo sull’importanza di strumenti (come la mediazione famigliare) che permettano di porre il benessere dei figli al centro, superando le divergenze di coppia, ma anche sulle loro stesse premesse: la «buona separazione» viene così costruita in interazione, attorno all’asse del «meglio per i bambini». (Mercuri, E., & Naldini, M. 2020).
Bibliografia
• Ammanniti M., (2001), (a cura di), Manuale di psicopatologia dell’infanzia, Raffaello Cortina Editore, Milano.
• Canavesi, E., Porta., L., (2012) GENITORIALITA’ E SEPARAZIONE effetti psicologici della separazione sui figli
• Malagoli Togliatti, M., & Lubrano Lavadera, A. (2009). I figli che affrontano la separazione dei genitori. Psicologia clinica dello sviluppo, 13(1), 3-40.
• Mercuri, E., & Naldini, M. (2020). Genitori e figli dopo la separazione: il ruolo dei servizi per le famiglie. La Rivista delle Politiche Sociali, (1), 39-54.
• Morandi, B., La riorganizzazione della vita della famiglia nel corso del processo di separazione di una coppia con figli: la Mediazione familiare ei Gruppi di parola per figli di genitori separati come risorse di supporto sinergiche e complementari.
• Vezzetti, V. (2009). Il figlio di genitori separati. rivista SIPPS, Italian society for social and preventive pediatrics, (3-4), 5-8.
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