“Il counseling psicologico professionale non è da considerarsi una tradizionale terapia di sostegno psicologico ma piuttosto un’attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione” *
Il counseling è una professione per la qualità della vita ed è in linea con la definizione dell’OMS che considera la salute come un diritto fondamentale di ciascun essere umano.
Il counselor, mirando alla qualità della vita, opera in termini preventivi e aiuta la persona a gestire e superare le difficoltà temporanee. Interviene, ad esempio, quando il cliente deve prendere una decisione difficile, quando deve affrontare una situazione conflittuale o gestire una tematica lavorativa. Il counselor opera anche nei casi in cui ci sia una difficoltà relazionale, una separazione, una malattia oppure un lutto.
“Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione” *
- Il counselor accoglie la persona, l’ascolta con neutralità, con disponibilità affettiva e cognitiva. L’ascolto empatico del counselor è ciò che favorisce nella persona un racconto che diventa elaborazione, analisi, comprensione ed identificazione di un nuovo progetto.
- Il counselor non dà consigli, non offre soluzioni: accompagna il cliente verso mete e obiettivi che lui stesso ha stabilito.
- Il counseling è un aiuto indiretto, maieutico che aiuta la persona a focalizzare meglio una possibile soluzione.
- Il counseling psicologico non è psicologia, non è una forma di terapia (medica o psicologica) o di sostegno psicologico. Si tratta di un percorso di crescita, di responsabilizzazione e di maturazione, durante il quale il counselor accompagna la persona verso la costruzione di un futuro migliore.
Il counseling aiuta la persona a riconquistare la qualità delle relazioni e la naturale spinta verso la propria progettualità nella vita privata, nella scuola, nel lavoro, nei rapporti di coppia e familiari.
Quando può essere utile il counseling psicologico?
- nella gestione della relazione di coppia
- nel sostegno alla maternità e alla paternità
- nella gestione di conflitti adolescenziali di carattere evolutivo
- nella elaborazione di tematiche familiari
- nei problemi di comunicazione in famiglia, o in caso di affido, adozione
- nel favorire l’integrazione sociale e la collaborazione nel lavoro, nello sport, nella formazione, nella scuola.
- nell’elaborazione di un lutto o una separazione
- nella gestione di periodi di difficoltà legati ai cambiamenti inattesi
- nella gestione del burn-out
* Citazioni tratte da “Definizione di counseling” di → Assocounseling, la più grande Associazione professionale dei counselor professionisti
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Le domande più frequenti sul Counseling
È attraverso un problema che siamo obbligati momentaneamente a “fermarci”: in questa condizione sentiamo nuove sensazioni, emozioni, insoliti pensieri e inaspettate intuizioni. Dopo una prima fase di accoglienza del nostro vissuto scomodo e spiacevole, attraverso un percorso di messa in ordine e chiarezza dei pensieri, è possibile vivere il momento, anche se doloroso e non voluto, come un’occasione di conoscenza di nuovi aspetti di me stesso e della vita che mi saranno utili tanto nella gestione del problema contingente quanto per eventuali difficoltà future. Anzi, le stesse emozioni, anche quelle sgradevoli, sono portatrici di messaggi utili alla conoscenza di me e dei miei bisogni per stare bene. Il momento di crisi può quindi (come suggerisce il significato di questa parola in cinese) diventare occasione: occasione di crescita e cambiamento della persona e della sua vita.
Talvolta il malessere emotivo è così forte da non farci bastare più il confronto con un famigliare o un caro amico. Il momento di confronto con una persona che amiamo, pur a fine di bene, può essere “contaminato” da proiezioni, interruzioni, aspettative, consigli non richiesti, giudizi, senso di vergogna e tanti altri aspetti che ci bloccano e fanno sentire ancor più soli, incompresi e poco autentici. Legittimazione ed espressione veritiera del nostro vissuto, anche quello più indicibile, in uno spazio pulito e neutro, in un’oasi protetta e accogliente senza paura, senza senso di colpa e senza imbarazzo permettono di comprendere che andiamo bene così come siamo e di sentire quella calma interiore necessaria per trovare vie d’uscita, nuove possibilità e attivazione della propria creatività. Molto spesso la vera fonte di sofferenza non è solo la difficoltà vissuta, ma il peso, il blocco e l’impossibilità di parlarne, il senso di solitudine che possono accrescere smarrimento e confusione nel trovare soluzioni.
Avere un problema o sentire emozioni sgradevoli non significa essere sbagliati, bensì perfettamente umani e quindi “imperfetti” e vivere momenti di dolore e confusione per alcune difficoltà contingenti e transitorie. Eppure, a volte può capitare di sentirsi talmente strani, soli, non compresi, da pensare che qualcosa non vada in noi. Le persone che si rivolgono ad un counselor sono definite clienti, non pazienti. Non si tratta infatti di soggetti malati o patologici, ma sani (e diciamo “alla pari” nella relazione col counselor), dotati di una personalità sufficientemente strutturata, organizzata e centrata, in grado pertanto di contattare il proprio io, le proprie risorse interiori e prendere decisioni in modo autonomo. Il cliente non solo può comprendere che avere un problema non significa essere sbagliato, ma anzi molto umano. Attraverso un buon percorso di counseling può parallelamente e a tempo debito vedere con più consapevolezza ciò che già funziona bene in sé, riappropriandosi in maniera potenziata di quelle risorse, capacità e talenti prima non riconosciuti o dati per scontato.
Il counselor offre supporto in un percorso di breve durata, in colloqui rivolti, al singolo, alla coppia o al gruppo della durata di un’ora (talvolta due) ciascuno con cadenze settimanali oppure quindicinali. Accoglienza e comunicazione delle proprie emozioni confuse e inesprimibili, racconto ed espressione dei propri pensieri complessi, intricati e indicibili, permettono alla persona, non solo di sfogarsi, di fare ordine e chiarezza dentro di sé, ma soprattutto di legittimare se stessa e il proprio mondo interiore, sentendosi alleggerita, compresa e umanamente accolta. Il counselor permette al cliente di conoscersi, di diventare al meglio se stesso e vivere una vita armoniosamente in linea con i proprio talenti e valori.
Sebbene il counseling sia presente in Italia da vari decenni, ancora molti non conoscono questa parola, oltretutto in inglese, difficile da pronunciare e di impossibile traduzione in italiano. Il counseling è la professione. Il counselor è il professionista che la esercita. Malgrado l’assonanza, non si tratta di un “consulente” e neppure di un “consigliere”. Il counselor esercita una professione d’aiuto, il cui obiettivo è aiutare la persona ad aiutare se stessa nell’affrontare e gestire al momento presente uno stato di crisi, impasse, cambiamento, senza però dispensare consigli, giudizi e direttive, anzi facilitando nel cliente quella chiarezza e capacità interiore nel trovare in autonomia risposte, soluzioni e nuove visioni di sé e della vita. Creando una relazione empatica e rispettosa, il counselor lavora sulla prevenzione, il benessere, il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza, risorse, consapevolezza di sé e capacità di autodeterminazione.
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