I bambini e l’ansia – A cura di Claudia Benazzi – Psicologa
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di una sorta di epidemia dell’ansia che ha coinvolto i più piccoli ma, se da una parte è fondamentale riconoscerla, per insegnare ai bambini a gestirla, è altrettanto importante riuscire ad operare una distinzione fra ansia come emozione, e disturbi legati all’ansia.
“L’ansia ed il panico hanno una loro origine ed una loro funzione del tutto sane e fisiologiche, che individuiamo nel cosiddetto “meccanismo di attacco-fuga” di cui sono naturalmente dotate tutte le creature. Quando percepisce un cambiamento dello status quo, ogni essere vivente reagisce mettendo automaticamente in moto una serie di condizioni per prepararsi ad attaccare o a fuggire, a seconda della necessità: il respiro si fa più veloce (per ossigenare il sangue), il cuore comincia a battere all’impazzata (per portare più sangue ai muscoli), i muscoli si tendono, pronti a scattare, l’attenzione si fa massima per monitorare sia il pericolo sia le vie di fuga.
Si tratta di un sistema di sopravvivenza, senza il quale saremmo esposti alla morte quasi in ogni momento…..Ci serve ancor oggi per poter attraversare la strada senza essere investiti, per evitare una fregatura, per evacuare un edificio in caso di incendio.
Se una certa generalizzata sensazione di disagio non ci comunicasse che dobbiamo stare all’erta, correremmo continuamente dei pericoli. Se poi non si facesse più intensa, fino a farci avvertire una vera e propria paura, nel percepire di notte l’ombra di uno sconosciuto che ci affianca lungo gli ultimi passi che ci separano dal portone di casa, saremmo facili prede per qualsiasi aggressore. Senza paura saremmo vittime.” (Andreoli, S., 2016).
Non si po’ prescindere, tuttavia, quando si parla di ansia nei bambini, dal considerare l’ansia dei genitori, in quanto l’ansia è qualcosa che riguarda sempre la relazione, e che nella relazione andrebbe curata. “Nei bambini questo meccanismo fisiologico è mediato fin dai primi periodi della vita dalla figura di attaccamento. Sappiamo che le espressioni della madre forniscono un freno o un incoraggiamento fondamentale di fronte a situazioni che possono essere percepite come ambigue o pericolose. La fonte di sicurezza o di incertezza nel volto della madre è altamente significativa per il bambino, le sue scelte e le sue emozioni di riferimento. Se la madre autorizza l’esplorazione del mondo il bambino non penserà ai pericoli incombenti, mentre se la inibisce mutuerà l’idea che è al sicuro solo tra le braccia della mamma.” (Morosini, P.).
E’ ovviamente di fondamentale importanza riuscire a capire quando le manifestazioni d’ansia sono così intense da interferire con il funzionamento sociale e scolastico del bambino e, affinché si possa fare una diagnosi, occorre che i segnali e le manifestazioni siano presenti per un determinato periodo di tempo ed abbiano caratteristiche ben precise, difficili da controllare.
Nei bambini l’ansia generalmente si manifesta in collegamento alle prestazioni scolastiche o sportive, o all’attesa di impegni sociali che il bambino vive con un senso di tensione ed agitazione anticipatorie, per situazioni che si prefigura o che vive come spiacevoli o addirittura minacciose.
I disturbi d’ansia rappresentano la patologia psichiatrica più comune in età evolutiva e si stima che un terzo degli adolescenti soddisferà i criteri per un disturbo d’ansia all’età di 18 anni (Merikangas et al., 2010). I disturbi d’ansia hanno una origine multifattoriale.
Fattori genetici e neurobiologici, fattori ambientali e sociali e fattori temperamentali.
I figli di un genitore che presenta un disturbo d’ansia hanno un rischio 7 volte maggiore di presentare lo stesso sintomo in età evolutiva. (G. Masi et al 2000) La causa genetica è considerata in ragione della ricorrenza da 3 a 5 volte superiore nelle famiglie, ma anche fattori metabolici del cervello, la personalità e le esperienze di vita sono coinvolte nella genesi del disturbo. (Morosini, P.)
Bisogna imparare a distinguere l’ansia patologica da quella adattiva: durante il periodo evolutivo, il bambino attraversa molteplici fasi e situazioni nuove ed impegnative, ed al contempo impara a riconoscere le situazioni di rischio, modulando il proprio comportamento. In età prescolare è più frequente che l’ansia riguardi la separazione dalle figure di riferimento, mentre nel periodo scolare è più collegata alle prestazioni scolastiche in generale. In preadolescenza e adolescenza, infine, l’ansia è maggiormente legata all’esposizione al giudizio sociale ed all’evitamento di situazioni che potrebbero esporre a giudizi negativi.
“Una nota importante da segnalare sono i disturbi d’ansia associati ai disturbi specifici dell’apprendimento. In circa il 70% dei bambini con DSA è presente il segnale dell’ansia di fronte al trauma quotidiano offerto dalla discrepanza tra le richieste scolastiche e le risorse presenti per rispondere in modo adeguato. L’esposizione continuativa è il precursore alla vera e propria sintomatologia e va trattato a livello preventivo. Non dimentichiamo che la sintomatologia interferisce con la prestazione cognitiva e quindi si crea un circolo vizioso verso il peggioramento della prestazione scolastica” (Morosini, P.)
Nel caso in cui si sospetti la presenza di un disturbo d’ansia nel proprio bambino, è fondamentale rivolgersi ad un neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza, in modo da inquadrare e diagnosticare, eventualmente, il disturbo, fornendo indicazioni sul tipo di trattamento da intraprendere. Con la psicoterapia cognitivo comportamentale è possibile ridurre i sintomi dell’ansia attraverso l’utilizzo di tecniche comportamentali. Ovviamente le terapie variano a seconda dell’età del bambino, ed hanno lo scopo di evitare di legittimare dei comportamenti disfunzionali, rinforzando al tempo stesso le risposte positive. Possono essere utilizzate tecniche di rilassamento e di mindfulness, sia per il bambino che per il genitore, mentre con il parent training si cerca di fornire ai genitori gli strumenti più idonei per affrontare il disagio del proprio bambino e le strategie più corrette per supportarlo nelle sue difficoltà. Nel caso in cui i genitori abbiano vissuto o vivano essi stessi una sintomatologia ansiosa o eventuali altri disturbi della sfera psichica, è importante intraprendere una psicoterapia familiare che permetta di vivere un’esperienza positiva nella relazione con il bambino.
Il primo passo, di fronte ad un bambino ansioso, è sempre l’empatia: riconoscere e legittimare le sue paure. Un buon motivo per mostrare empatia verso le paure irrealistiche è che i bambini potrebbero avere paura di qualcosa di più “reale” che non sono in grado di esprimere a parole. Se liquidiamo le paure dei bambini perché sembrano banali, non saranno propensi a condividere con noi quelle più profonde. Nessuno è disposto ad aprire il proprio cuore a qualcuno, se non è certo che l’altro è in ascolto. (Cohen, L. J. 2017).
Bibliografia
• Andreoli, S. (2016). Mamma, ho l’ansia: crescere ragazzi sereni in un mondo sempre più stressato. Bureau Rizzoli.
• Cohen, L. J. (2017). Le paure segrete dei bambini: come capire e aiutare i bambini ansiosi e agitati. Feltrinelli Editore.
• Merikangas KR., He JP., Burstein M., Swanson SA., Avenevoli S., Cui L., Benjet C., Georgiades K., Swendsen J. (2010). Lifetime prevalence of mental disorders in U.S. adolescents: results from the National Comorbidity Survey Replication–Adolescent Supplement (NCS-A). J Am Acad Child Adolesc Psychiatry. 2010 Oct;49(10): 980-9. doi: 10.1016/j.jaac.2010.05.017. Epub 2010 Jul 31. PMID: 20855043; PMCID: PMC2946114.
• Morosini, P. L’ANSIA NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI. Rivista semestrale di psicologia e psicoterapia individuale sistemica al tempo della complessità, 29.
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