Adolescenti e uso di stupefacenti – A cura di Claudia Benazzi – Psicologa
La generazione contemporanea degli adolescenti è stata definita “Generazione Z” ed è caratterizzata dall’essere nata dopo l’invenzione della rete, e cresciuta quindi con dispositivi touch screen. La generazione internet si contraddistingue per un singolare processo di sviluppo del periodo adolescenziale: questa fase della vita scorre da un inizio sempre più anticipato fino all’impossibile definizione di una sua conclusione e dell’ingresso nell’età adulta (2020, Camiciotti, G., & Modugno, A.).
Nella società odierna si assiste quindi ad una trasformazione dell’adolescenza, da fase di passaggio dall’età infantile a quella adulta, ad una fase dalla durata indeterminata, senza tempo, e diventa quindi necessario occuparsi di ridefinire le modalità di intervento educativo ed affiancamento dei ragazzi. I genitori di oggi, a loro volta, faticano a capire quali siano i messaggi più corretti da trasmettere ai figli, generando una confusione educativa in cui i giovani si ritrovano senza punti di riferimento stabili, e vivono le proprie crisi in contesti in cui gli adulti stessi sono in crisi, incapaci di farsi carico del proprio ruolo formativo, latitanti.
L’adolescente di oggi vive prevalentemente in una dimensione sociale narcisistica, divenuta totalizzante, trasformatasi in una modalità comportamentale socialmente accettata e non più considerata una struttura patologica della personalità. Il vissuto di tanti ragazzi è interiormente caratterizzato da un approccio alla vita centrato sul culto esclusivo di se’ e della propria personalità, dal desiderio smodato di essere amato e lodato, unito alla forte difficoltà di stabilire rapporti ematici, perché condizionati dall’indifferenza nei confronti degli altri (2020, Camiciotti, G., & Modugno, A.).
L’uso di sostante stupefacenti in età pre-adolescenziale rappresenta ormai una realtà consolidata: negli ultimi anni si è abbassata notevolmente l’età di primo consumo ed è cambiata anche la tipologia di sostanze utilizzate dai giovanissimi, che non iniziano più con i cannabinoidi, ma direttamente con droghe come la cocaina, il crack o pastiglie di oppiacei analgesici, reperibili senza troppe difficoltà, per poi passare con tempistiche più repentine direttamente all’eroina. Ma, il dato ancor più allarmante, è la motivazione che spesso spinge i giovanissimi ad una precoce iniziazione al consumo di droga: il divertimento e la curiosità, con una totale assenza di consapevolezza circa il rischio dell’instaurarsi di una dipendenza.
I figli del terzo millennio non sono nati sotto una cattiva stella, ma un’enorme quantità di elementi attendibili (dati, statistiche, fatti di cronaca, report sociali e sanitari forniti dalle più accreditate agenzie nazionali e internazionali) indicano sempre più la diffusione tra i giovani di stili di vita, comportamenti, cognizioni, aspettative, percezioni estremamente differenti da quelli degli adolescenti di solo uno o due decenni fa. Una quota crescente di tali condotte si caratterizza infatti per l’utilizzo, spesso saltuario, ma anche massiccio e drammatico, di vere e proprie “protesi esistenziali” per divertirsi, incontrarsi, superare frustrazioni e difficoltà, perfino per tentare di amare e cercare di essere amati….Droghe, alcol, pasticche, luoghi rischiosi, compagnie pericolose, trasgressioni e dipendenze di ogni genere, dunque. Ecco lo spettro. (2012, Schiralli, R., & Mariani, U).
I ritmi frenetici dettati dalle esigenze lavorative e di carriera, con conseguente riduzione del tempo da poter dedicare all’accudimento dei figli, hanno creato nei genitori lo sviluppo di sensi di colpa che si traducono in un aumento delle concessioni ai figli, anche e soprattutto sotto forma di beni materiali, ma anche di maggior accondiscendenza rispetto alle richieste o alle pretese dei più piccoli. Nasce cosi una generazioni di piccoli tiranni, abituati ad essere al centro dell’attenzione, tutelati e protetti da ogni frustrazione e da ogni possibile dolore da genitori spesso schiavi, spaventati dalle possibili reazioni ad un eventuale divieto; una generazione abituata al “tutto e subito”, cresciuta con un’infanzia ovattata, che poterà, in adolescenza, a non essere preparati ad affrontare le inevitabili frustrazioni e difficoltà cui si andrà incontro: adolescenti emotivamente ed affettivamente fragili, che al primo fallimento percepiranno un vero e proprio senso di catastrofe.
Il vero spettro è rappresentato dall’anestesia emotiva e dall’incapacità di gestire e modulare le proprie emozioni.
Da qualche anno le droghe non vengono più utilizzate per lottare contro un sistema, o per uscirne, bensì per riuscire a conviverci: “nessuna contestazione, nessuna emarginazione, nessuna ricerca di paradisi artificiali. Solo un estenuante bisogno di essere visibili e di evitare la noia e la paura. In poco più di tre decenni si è passati dai “figli dei fiori”, sponsorizzati dal marchio “Love and Peace”, ai tossicodipendenti senza sponsor e senza marchio alcuno, fino ad arrivare ad un’altra vasta generazione di “dipendenti” griffati e multimarchio che non possiedono neppure la coscienza di avere un problema, ma una sola impellente esigenza: svoltare a tutti i costi un ingombrante presente infinito, per essere visibili, senza memoria di alcun passato ne’ la più pallida aspettativa in un qualche futuro”. (2012, Schiralli, R., & Mariani, U).
Negli ultimi vent’anni sono cambiate tante cose, compreso il tempo di qualità che dedichiamo ai nostri figli, quello trascorso volentieri con loro. Viviamo in modo compulsivo, senza più sapere aspettare, rinunciando forzatamente al tempo necessario per pensare, a volte troppo distratti per ascoltare e interpretare correttamente le sensazioni che i figli ci trasmettono. Forse le loro “abbuffate di droga” nascono da qui, dalla nostra crescente difficoltà a rallentare i ritmi e stare da soli, un atteggiamento che i ragazzi sin da piccoli percepiscono come la necessità di fare più esperienze possibili, abbuffandosi, appunto, di ogni cosa…..Riempire la vita dei figli di cose da fare non li aiuta a crescere, ma li abitua invece a non pensare, rendendoli sempre meno tolleranti alle frustrazioni (2015, Tonioni, F.).
Contro le dipendenze patologiche occorre, ora più che mai, fare in modo che i ragazzi possano rispecchiarsi negli adulti di riferimento, in modelli propositivi in grado di trasmettere sicurezza ed entusiasmo, attraverso una serie di accorgimenti ed interventi precoci, volti ad educare alle emozioni.
Bibliografia
• Camiciotti, G., & Modugno, A. (2020). Adolescenti senza limiti. Genitori & scuola nell’era digitale. Edizioni Ares.
• Schiralli, R., & Mariani, U. (2012). Nuovi adolescenti, nuovi disagi. Edizioni Mondadori.
• Smorti, M., Benvenuti, P., & Pazzagli, A. (2010). Fattori di rischio e protezione nel consumo di alcolici e di sostanze negli adolescenti. Psicologia clinica dello sviluppo, 14(1), 55-78.
• Tonioni, F. (2015). Gli adolescenti, l’alcol, le droghe. Edizioni Mondadori.
• Vigna, E., & Peretti, P. Adolescenti con problemi di dipendenza patologica.
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