L’Arteterapia – A cura di Claudia Benazzi – Psicologa –
E’ impossibile spiegare un dipinto. La vera ragione che ha indotto a dipingerlo è l’impossibilità di spiegarsi in qualunque altro modo. – Edvard Munch
La stretta affinità dell’arte con il processo primario, la forza dell’arte di creare organizzazioni o strutture senza imporre la quotidianità della vita sulle fantastiche complessità del mondo interno dell’uomo, rende possibile la ricerca del nascosto, dell’informe, del represso, del bizzarro senza abbandonare la spinta verso la forma. In arte, infatti, la forma è la veste della verità interna. – Edith Kramer
“Il rapporto fra Arte e Psicoanalisi si è sviluppato fin dalle origini del movimento freudiano e ha continuato sempre ad interrogarci. Questo perché i linguaggi dell’Arte nelle varie forme espressive ci possono suggerire sentieri nuovi per avvicinarci alla lingua segreta della nostra psiche. Il terreno comune cui Arte e Psicoanalisi rivolgono la loro attenzione sono i punti germinativi dei nostri processi mentali, esperienze di confine fra caos ed emozioni” (Santoni, G., 2021).
L’interesse di Freud era centrato in particolar modo sul legame fra vita interiore dell’artista e prodotto artistico, pensando che il prodotto artistico altro non fosse che la manifestazione e rappresentazione dei propri conflitti interiori.
“L’Arteterapia può essere intesa come l’insieme dei trattamenti terapeutici che utilizzano come principale strumento il ricorso all’espressione artistica allo scopo di promuovere la salute e favorire la guarigione, e si propone come una tecnica dai molteplici contesti applicativi, che vanno dalla terapia, alla riabilitazione e al miglioramento della qualità della vita”. L’arte permette un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi che non passa attraverso l’intelletto (Picone, F., Sisti, I., Tota, P., & Villanacci, R.)
Le artiterapie si rivolgono direttamente all’individuo e basandosi sull’esperienza estetica si mettono in contatto con la sua intrasoggettività ed intersoggettività, utilizzando i codici del medium artistico e della psicologia all’interno della psicoterapia, della riabilitazione, della formazione e dell’educazioni. Tendenzialmente lo scopo dell’arteterapia non è l’utilizzo del processo artistico a fini diagnostici, bensì terapeutici, per imparare a riconoscere, esprimere, gestire le emozioni, esplorare la propria identità, sostenere l’autostima, migliorare le competenze sociali e relazionali e il rapporto con il proprio corpo, rinforzare l’attività mnemonica, esplorare le proprie capacità motorie con particolare riferimento alla motricità fine (Lucia Grassiccia).
Come sosteneva Edith Kramer, sostenitrice dell’uso dell’arte a scopo terapeutico, “la terapia d’arte è concepita in partenza come un mezzo di sostegno dell’Io, capace di favorire lo sviluppo di un senso di identità, e di promuovere una generale maturazione. La sua principale funzione la vediamo nel potere dell’arte di contribuire allo sviluppo di un’organizzazione psichica che sia capace di funzionare sotto pressione, senza crollare e senza dover ricorrere a infirmanti misure difensive. Così concepita, l’arte come terapia diviene, in pari tempo, un’essenziale componente dell’ambiente terapeutico e una forma di terapia che integra o sostiene la psicoterapia ma non la sostituisce.”
L’attenzione è rivolta all’esperienza manuale con materiali artistici, ed al processo di creazione ed elaborazione, indipendentemente dal risultato finale, ed è grazie a questo processo che si attivano le quattro funzioni psichiche descritte da Jung, pensiero, sensazione, sentimento e intuizione, permettendo al paziente di elaborare i propri vissuti personali dal punto di vista simbolico. Seppur da un’ottica molto diversa, anche Carl Gustav Jung parlò di arte come un mezzo per contattare ed esprimere le immagini appartenenti all’inconscio. A differenza di Freud, però, Jung porta l’attenzione sul processo creativo, che consiste, a suo parere, nell’attivare le immagini archetipe inconsce, rielaborarle e tramutarle in un prodotto finito. L’artista è dunque colui che traduce le immagini archetipe che derivano dal profondo inconscio nel linguaggio del presente, rendendole così comprensibili a tutti. A partire dalla sua teoria degli archetipi e dal concetto di inconscio collettivo – e ben lontano dalla concezione patologica di Freud – Jung attribuisce, dunque, all’arte un valore sociale (Picone, F., Sisti, I., Tota, P., & Villanacci, R.).
Per rielaborare la propria esperienza l’uomo si è rapportato alla realtà attraverso forme narrative, e l’espressione artistica rappresenta una delle modalità più efficaci, soprattutto quando sono coinvolte dimensioni attinenti alla propria interiorità, al mondo esterno a se’ ed alle proprie relazioni, L’atto creativo è a-finalistico poiché il mondo materiale non è più al centro dell’interesse dell’uomo e il prodotto dell’attività artistica perde l’esclusiva connotazione di strumento per acquisirne una anche simbolica, divenendo eidos, ossia rappresentazione di un oggetto nella propria mente e/o rappresentazione di se’ nella propria mente (Santoni, G., 2021).
Diviene cosi centrale la relazione che si instaura fra terapeuta e paziente, mediata dal linguaggio non verbale e dell’attività artistica. L’arteterapeuta deve saper quindi accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell’altro con parole, disegni e proposte. Nel fare ciò deve avere una sensibilità estetica capace di cogliere non la bellezza, il gradevole o il piacevole ma il significativo, il comunicativo. In questo contesto i canoni di bellezza non esistono, ciò che conta è la comprensione, l’accettazione e la contemplazione di ciò che il paziente intende comunicare con la propria opera. I prodotti artistici non devono mai subire “interpretazioni”, il significato è sempre personale, privato, egocentrato e va ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia il paziente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione (Picone, F., Sisti, I., Tota, P., & Villanacci, R.).
L’Arteterapia è rivolta a bambini e ragazzi in età scolare, e ricopre un’importanza fondamentale anche e soprattutto alla luce dello sviluppo tecnologico e della sempre maggior diffusione degli strumenti digitali, che spingono i ragazzi ad immergersi in mondi virtuali che poco hanno a che fare con la manipolazione e la produzione della materia e li porta ad essere totalmente disconnessi dalla realtà. L’arte diventa quindi un mezzo per esprimere ed esplorare se stessi attraverso la propria creatività, attingendo direttamente al mondo delle emozioni e dell’inconscio, favorendo l’incontro fra conscio ed inconscio, in un ambiente protetto dove le persone possono entrare in relazione con se stesse, esprimendo sentimenti ed emozioni che spesso sono difficili da spiegare a parole.
E’ difficile spiegare cosa succede nel proprio mondo interiore, spesso non ci sono parole adeguate; sono sensazioni, emozioni, a volte difficilmente percettibili che portano a parlare per metafore, per simboli, cercando di usare un linguaggio creativo……ed ecco che la creatività, l’arte, proprio per la sua natura intrinseca, può essere considerata un luogo terapeutico privilegiato per dare voce, forma, colori alle nostre vibrazioni più profonde. Arte quindi, non importante per il valore estetico dell’opera che si crea ma come potenzialità che ognuno ha di elaborare artisticamente il proprio vissuto unico ed originale e di trasmetterlo creativamente ad altri. Ecco che il processo terapeutico diventa processo creativo in cui suoni, colori, movimento, energie, diventano espressione del corpo/gruppo e delle sue metafore (Baccanti, E.).
Ognuno ha in sé delle risorse proprie e un potenziale autorigenerativo che va semplicemente stimolato. L’Arteterapia svolge questa funzione e ci consente di credere ed essere fiduciosi nelle capacità che tutti quanti noi possediamo. Lavorando sulle risorse individuali e utilizzando le parti positive, si ottengono dei cambiamenti più facilmente e stabilmente che andando a sollecitare le parti negative, oscure… Così, l’Arteterapia, con le sue tecniche e materiali, favorisce la conoscenza di sé stessi e delle proprie potenzialità e rende possibile l’integrazione di tutte le risorse di cui disponiamo per poter vivere meglio. L’Arteterapia quindi svolge la funzione non solo di trattamento di malattie ma anche di trasformazione, evoluzione e crescita dell’individuo (Picone, F., Sisti, I., Tota, P., & Villanacci, R.).
Bibliografia
• Baccanti, E. Cenni di Arteterapia in gruppo.
• Barbara Ferrari, F. R., Galeazzi, A., & Peserico, M. LO SPAZIO DELLA CREATIVITÀ E DELLE EMOZIONI: L’ESPERIENZA DI UN GRUPPO DI ARTETERAPIA. fette da questa patologia; la narrazione di due esperienze, una di scrittura e l’altra di pittura, insieme a due contributi sulla musicoterapia nella sua dimensione, 3.
• Grignoli, L. (2014). Fare e pensare l’arteterapia. Metodi di conduzione dei laboratori esperienziali: Metodi di conduzione dei laboratori esperienziali. FrancoAngeli.
• Grignoli, L. (2019). Il corpo e le sue gest-azioni: l’arteterapia psicodinamica al tempo delle neuroscienze. FrancoAngeli.
• Marciano, G. DELL’ARTETERAPIA IN ETÀ EVOLUTIVA.
• Pasanisi, R. Arteterapia: teoria e prassi di un nuovo approccio psicoterapeutico integrato.
• Picone, F., Sisti, I., Tota, P., & Villanacci, R. L’Arteterapia: efficacia, efficienza e sostenibilità in Italia e all’estero.
• Santoni, G. (Ed.). (2021). Pensare l’arteterapia: Riflessioni, contributi ed esperienze applicative. FrancoAngeli.
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