A cura della dott.ssa Claudia Benazzi – Psicologa
I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono un gruppo eterogeneo di disturbi di origine neurobiologica dovuti a disfunzione del sistema nervoso centrale (SNC). Sono caratterizzati da difficoltà significative e circoscritte all’acquisizione e all’uso strumentali di lettura, scrittura e calcolo. I bambini e adolescenti con DSA non hanno deficit dello sviluppo intellettivo, il quale è nella norma (Cornoldi, 2012).
Quando parliamo di Disturbi Specifici dell’Apprendimento non dobbiamo far riferimento soltanto ai processi cognitivi, ma occorre tenere in considerazione anche gli aspetti emotivi che possono causare ulteriori fatiche e disagi psicologici.
I disturbi specifici dell’apprendimento compaiono in maniera inaspettata generando sconcerto negli adulti e frustrazione e disorientamento nei bambini (Stella, 2004).
I DSA causano difficoltà che incidono sul rendimento scolastico, provocando talora un disagio psicologico ed una forte compromissione dell’autostima: i ripetuti fallimenti scolastici possono indurre infatti il bambino a sentirsi inadeguato e non all’altezza, portandolo a sviluppare un senso di insicurezza e inferiorità nei confronti dei coetanei.
L’esperienza clinica e i dati riportati da numerose ricerche suggeriscono che i disturbi specifici dell’apprendimento, oltre che tra loro, si presentano frequentemente associati a disturbi emotivi e comportamentali e possono essere associati a grandi sofferenze emotive nell’infanzia ed a una deviazione patologica dello sviluppo; vengono infatti considerati un fattore di rischio per un futuro disagio psicologico (Mugnaini et al. 2008).
I bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, in particolar modo la Dislessia, sembrano essere maggiormente predisposti al rischio di sviluppare disturbi d’ansia e depressivi, fobie, somatizzazioni, difficoltà relazionali, isolamento sociale e oppositività, e il disagio emotivo può generare una sofferenza tale da compromettere la vita personale, emotiva e relazionale. Si po’ andare incontro ad un vero e proprio circolo vizioso: l’ansia provata nell’affrontare un compito, che sia di calcolo o di lettura, interferisce con lo svolgimento del compito stesso, peggiorando ulteriormente la prestazione, incidendo sulla capacità di concentrazione, l’attenzione, la capacità mnemonica.
La pratica clinica ha, infatti, evidenziato come l’insuccesso prolungato, generando scarsa autostima e mancanza di fiducia nelle proprie capacità, possa indurre nel bambino, frustrato dai suoi inspiegati insuccessi, la manifestazione di una serie di disagi che vanno dalla demotivazione all’apprendimento ad una forte inibizione, fino, in alcuni casi, alla depressione (Valerio et al., 2013).
All’ansia causata dal timore del fallimento si associa frequentemente la fobia scolastica, che si può tradurre in comportamenti di evitamento, o in gravi forme di isolamento e depressione.
Le spiegazioni che le persone danno ai propri successi e insuccessi, hanno conseguenze sulla riuscita scolastica, l’autostima e il benessere emotivo. Infatti, l’attribuzione degli insuccessi a una mancanza stabile di abilità induce ansia, inadeguatezza, rassegnazione e passività, ma anche scarsa motivazione, impegno e perseveranza nell’affrontare i compiti, aumentando la probabilità di sperimentare nuovi insuccessi che confermeranno il senso d’inadeguatezza, fino ad arrivare all’evitamento e all’isolamento (Masi et al., 1998).
Si stima che l’ansia scolastica sia presente in circa il 70% dei bambini con DSA.
Spesso, soprattutto inizialmente, le difficoltà scolastiche vengono attribuite a svogliatezza, scarso impegno o pigrizia, ed i bambini con DSA si sentono inferiori rispetto ai coetanei e sono frustrati per il senso di colpa ed il dispiacere di deludere genitori e insegnanti, fino ad arrivare a mettere in atto veri e propri meccanismi di difesa come il disimpegno, o comportamenti disturbanti, aggressivi e oppositori.
Molto spesso i genitori, soprattutto in una fase iniziale, intraprendono azioni che si rivelano essere addirittura peggiorative, non facendo altro che aumentare l’ansia e la frustrazione del bambino affetto da DSA; accade infatti di frequente che i genitori decidano di sottoporre il bambino a faticose e stancanti lezioni pomeridiane di recupero, o incolpino la scuola e gli insegnanti, accusandoli di non essere in grado di comprendere le esigenze e le necessità del proprio bambino.
Al fine quindi di evitare o contenere un eventuale disagio emotivo, al fine di aiutare il proprio figlio con Disturbi Specifici di Apprendimento, occorre rivolgersi ad uno psicologo specializzato in DSA, adottando inoltre tutta una serie di accorgimenti:
- Accettare i limiti e lavorare per potenziare i punti di forza, cercando di prenderne consapevolezza
- Creare dei momenti in cui i ragazzi possano sentirsi ascoltati, in cui possano liberamente sfogarsi e parlare, per spiegare come si sentano realmente, in un luogo protetto, utilizzando la massima empatia
- Evitare i confronti con i coetanei
- Incoraggiare i propri figli, lodandoli e sostenendoli nei momenti di particolare difficoltà, facendo loro percepire la nostra stima e la fiducia che riponiamo in essi
- Metterli di fronte a delle sfide adeguate alle loro capacità
- Aiutare il proprio figlio a trovare la strada più adeguata e le modalità di apprendimento più consone, imparando a scegliere le strategie migliori da applicare in ogni situazione specifica
- Offrire vicinanza e sostegno ai propri figli in modo da aumentare il loro senso di autoefficacia
- Rinforzare tutti i piccoli ed i grandi successi, in modo da aumentare la probabilità che la prestazione adeguata si ripeta in futuro, aumentando l’autostima, le emozioni positive, l’autoefficacia e la motivazione.
Se da una parte quindi vanno identificati gli aspetti che possiamo definire clinici dei DSA, che consentono di riconoscere e definire la presenza, la tipicità e la gravità del disturbo, come ad esempio una Dislessia o una Discalculia, dall’altra vanno stigmatizzati altri aspetti, come le difficoltà emozionali e le problematicità nelle competenze sociali, che pur investendo un ambito differente, finiscono comunque col coinvolgere la sfera dell’apprendimento. Naturalmente non è possibile risalire etiologicamente alla connessione tra queste due componenti, in altri termini, è difficile stabilire con esattezza il rapporto di causa-effetto, ma ai fini pratici, quando si vuole pianificare un intervento ed un sostegno didattico – educativo alla problematica dei DSA, risulta utile considerarli entrambi. (Molisso et al., 2019)
È fondamentale quindi, in fase di analisi clinica, individuare con attenzione eventuali fattori di rischio di sviluppare forme di disagio psicologico, in modo da intervenire tempestivamente cercando di prevenire forme di disadattamento o quantomeno di ridurre le manifestazioni del disagio. È sempre opportuno quindi effettuare una valutazione della sfera emotiva del bambino e, in caso di difficoltà, intervenire con un adeguato sostegno psicologico.
Bibliografia
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Di Pietro, M. & Bassi, E. (2013) L’intervento cognitivo-comportamentale per l’età evolutiva. Strumenti di valutazione e tecniche per il trattamento, In Edizioni Erickson.
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Finzi, A., Ronchetti, C., Benassi, M., Giovagnoli, S. & Marotta, L. (2014). DSA IN GIOCO: Uno strumento divertente per riflettere sui disturbi di apprendimento e sulle emozioni dei bambini con DSA. Trento: Edizioni Centro Studi Erickson.
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