A cura della dott.ssa Claudia Benazzi – Psicologa
”Suo figlio ha molte potenzialità ma non si applica “
Questa è la tipica frase che molti genitori si sentono dire dagli insegnanti durante i colloqui individuali nel corso della scuola elementare.
I bambini apparentemente svogliati alla scuola elementare possono minare seriamente la pazienza dei loro genitori, mettendoli spesso a dura prova durante il momento dei compiti, perché si distraggono facilmente, giocano, e fanno fatica a concentrarsi, con conseguenze sul loro rendimento scolastico. Sebbene lo scarso impegno possa essere abbastanza fisiologico per l’età, non avendo ancora sviluppato il senso di responsabilità, occorre tuttavia prestare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme, che possono essere indice di problematiche più complesse.
Alla base delle difficoltà scolastiche di molti bambini, segnalate il più delle volte dagli stessi insegnanti, vi sono problematiche di non sempre facile individuazione, e molto spesso le motivazioni per cui un bambino non riesce a raggiungere a scuola i risultati attesi possono essere molteplici, e riguardare diversi aspetti.
Il primo passo verso la comprensione della problematica è rappresentato dalla distinzione fra generiche difficoltà di apprendimento e Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).
Le difficoltà di apprendimento riguardano, seppur in diversa misura, più o meno tutti i bambini, e rientrano nel normale processo fisiologico di sviluppo dell’apprendimento del bambino e delle sue competenze ed abilità; le loro cause possono essere molteplici:
- Fattori emotivi: bambini che stanno affrontando un periodo particolarmente stressante a causa di situazioni familiari o personali, o che sono particolarmente attaccati alle performance scolastiche e desiderano costantemente ottenere risultati eccellenti, possono condizionare con la loro fragilità emotiva il rendimento scolastico, pur non avendo alcun tipo di disturbo dell’apprendimento; si tratta ovviamente, in questo caso, di una situazione passeggera, che va gestita, e accettata, senza tuttavia sovraccaricare il bambino di ansie da prestazione, che non farebbero altro che peggiorare il suo stato emotivo, e di conseguenza il suo rendimento.
- Difficoltà di socializzazione: bambini che presentano maggiori difficoltà relazionali e di integrazione con i pari e con gli insegnanti, possono andare incontro a periodi di stress che causano una riduzione della capacità attentiva e di concentrazione, con conseguente peggioramento dei risultati scolastici e delle capacità di apprendimento. Occorre lasciare che ogni bambino trovi gradualmente la sua dimensione, ognuno con i propri tempi, affinché si possa sentire a suo agio in classe, e con la mente libera da pensieri e preoccupazioni possa dedicarsi all’acquisizione di nuove abilità e competenze.
- Appartenenza a minoranze linguistiche e culturali: dover seguire insegnamenti una lingua diversa rispetto alla lingua d’origine, parlata dai genitori in casa, può sollevare sicuramente notevoli difficoltà e rallentamenti dell’apprendimento.
Quando si parla, invece, di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ci si riferisce a difficoltà di tutt’altro genere, che rappresentano un ostacolo all’acquisizione delle abilità strumentali all’apprendimento scolastico, e che possono manifestarsi singolarmente ed isolatamente, oppure in associazione tra loro, casistica assai più diffusa.
In base al tipo di deficit funzionale è possibile distinguere quattro categorie di DSA:
Dislessia: disturbo nella lettura (intesa come abilità di decodifica del testo, in termini di velocità e accuratezza)
Disortografia: disturbo nella scrittura (intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica)
Disgrafia: disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria, in termini di scrittura poco leggibile)
Discalculia: disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intese come capacità di comprendere e operare con i numeri, di calcolo e problem solving matematico)
Nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento le difficoltà sono isolate, e quindi specifiche, circoscritte ad aspetti ben identificabili, che riguardano l’apprendimento di scrittura, lettura e calcolo. Proprio per il fatto che le difficoltà rimangono isolate e legate a domini specifici, in bambini con un’intelligenza nella norma ed un buon funzionamento nei vari aspetti della vita, spesso i genitori, prima ancora di aver inquadrato la situazione ed aver riconosciuto il disturbo, possono attribuire il mancato raggiungimento dei risultati attesi a pigrizia, svogliatezza, scarsità d’impegno, mancanza di voglia di applicarsi, capriccio.
Scarso rendimento scolastico e campanelli d’allarme
È indubbio che i genitori tengano particolarmente a cuore il rendimento scolastico dei propri figli, e che spesso un eventuale scarso rendimento a scuola può portarli a mettere in discussione il loro ruolo genitoriale, ma è importante far comprendere e sentire ai figli che l’affetto che si prova nei loro confronti prescinde dai risultati scolastici, e che non sono i voti scolastici a definire la persona. Molto spesso, inoltre, uno scarso rendimento scolastico rappresenta la conseguenza di un disagio emotivo più profondo, una richiesta di aiuto, il tentativo, conscio o inconscio, di attirare l’attenzione dei genitori. Occorre sempre evitare di mettere sotto pressione i figli, facendo trasparire tutte le nostre aspettative nei loro confronti, perché si rischia di peggiorare la situazione, compromettendo ancora di più i risultati fino a quel momento raggiunti.
Occorre sicuramente tenere in considerazione questi “campanelli d’allarme” per analizzare la problematica, cercando di capire se si possa trattare di un passeggero e momentaneo periodo di difficoltà, dovuto a diversi fattori, seppur da indagare, o se invece si sia in presenza di un disturbo specifico che, se non riconosciuto, rischia di generare sempre maggior frustrazione nel bambino, con conseguente perdita di interesse e motivazione per un’attività per lui così complicata. Bisogna altresì escludere la presenza di deficit sensoriali o deficit dello sviluppo intellettivo che, senza dubbio, non sono compatibili con la configurazione di un disturbo specifico dell’apprendimento.
I DSA dipendono da una alterazione del funzionamento neuropsicologico di alcune aree del cervello, e non possono essere superati con l’allenamento, lo sforzo, o la forza di volontà. Si possono però gestire attraverso l’utilizzo di strumenti compensativi che aiutino il bambino o l’adolescente a sopperire alle difficoltà, offrendogli la possibilità di appendere in una modalità a lui più consona, e di sviluppare un metodo di studio adatto, calibrato all’età ed al tipo di difficoltà presentata dal bambino.
L’importanza di una diagnosi tempestiva
Un bambino intelligente, dotato di un buon funzionamento cognitivo, che si trova a vivere una storia scolastica caratterizzata da continue difficoltà ed insuccessi nell’affrontare i compiti, è in gradi di percepire chiaramente che c’è qualcosa che non va, ed il sentirsi costantemente incapace genere in lui ansia e frustrazione, incidendo negativamente sullo sviluppo dell’autostima. Da qui, l’importanza di una diagnosi tempestiva, possibile a partire dal completamento della seconda elementare, mentre precedentemente si può intervenire con l’effettuazione di uno screening che permetta di individuare eventuali abilità carenti, in modo da poterle potenziare, in attesa della conclusione della seconda elementare.
È fondamentale ridurre il rischio di sviluppo di difficoltà di tipo psicologico, che possono essere causate da eventuali segnalazioni tardive, da discontinuità della presa in carico, da variabili personali, come la modalità e la capacità di elaborazione dei conflitti, nonché il peso che viene dato al disturbo all’interno delle interazioni familiari e sociali. Occorre ridurre la sofferenza del bambino e la difficoltà della diagnosi attraverso una collaborazione reciproca fra scuola e famiglia, mantenendo la fiducia nelle capacità e nelle risorse del bambino, rispettando i suoi tempi, e ponendo al centro il suo interesse.
Supportare il bambino e la sua famiglia con un intervento psicologico permette di far comprendere e accettare al bambino un percorso di riabilitazione e potenziamento cognitivo spesso lento e faticoso, senza trascurare la necessità di ascolto dei suoi problemi, in modo da accompagnarlo verso l’acquisizione della fiducia in sé e dell’autostima.
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Bibliografia
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Stella, G. (Ed.). (1996). La dislessia: aspetti clinici, psicologici e riabilitativi (Vol. 133). FrancoAngeli.
Medeghini, R. (2005). Perché è così difficile imparare. Brescia: Vannini.
Stella G., (2000) Lo sviluppo cognitivo, Bruno Mondadori editore.
Vio, C., & Presti, G. L. (2014). Diagnosi dei disturbi evolutivi: Modelli, criteri diagnostici e casi clinici. Edizioni Erickson.
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