Avere un problema o sentire emozioni sgradevoli non significa essere sbagliati, bensì perfettamente umani e quindi “imperfetti” e vivere momenti di dolore e confusione per alcune difficoltà contingenti e transitorie. Eppure, a volte può capitare di sentirsi talmente strani, soli, non compresi, da pensare che qualcosa non vada in noi. Le persone che si rivolgono ad un counselor sono definite clienti, non pazienti. Non si tratta infatti di soggetti malati o patologici, ma sani (e diciamo “alla pari” nella relazione col counselor), dotati di una personalità sufficientemente strutturata, organizzata e centrata, in grado pertanto di contattare il proprio io, le proprie risorse interiori e prendere decisioni in modo autonomo. Il cliente non solo può comprendere che avere un problema non significa essere sbagliato, ma anzi molto umano. Attraverso un buon percorso di counseling può parallelamente e a tempo debito vedere con più consapevolezza ciò che già funziona bene in sé, riappropriandosi in maniera potenziata di quelle risorse, capacità e talenti prima non riconosciuti o dati per scontato.
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