Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività ADHD – A cura di Claudia Benazzi – Psicologa – 

Nell’ultimo ventennio il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) e i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) sono stati oggetto di un crescente interesse presso clinici, ricercatori e pedagogisti, grazie anche alla spinta ed alla sensibilizzazione da parte delle associazioni di ragazzi e bambini che soffrono di questi disturbi. Occorre tuttavia estendere i risultati ottenuti in ambito clinico e di ricerca al mondo della scuola, ed ai docenti che si trovano ad interfacciarsi quotidianamente con bambini che presentano difficoltà specifiche.
L’acronimo ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, in italiano Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) sta ad indicare un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da difficoltà di prestare attenzione e mantenere la concentrazione, comportamenti impulsivi e irrequietezza fisica, le cui cause possono essere di natura:

  • Genetica: è stata dimostrata come causa del disturbo l’alterazione di un gene responsabile della produzione di dopamina; recenti studi hanno dimostrato una familiarità ed un’ereditarietà del disturbo.
  • Neurobiologica: difetti nella struttura e nel funzionamento della parte frontale della regione cerebrale può causare l’insorgenza del disturbo, in quanto responsabile del corretto sviluppo dei processi cognitivi primari.
  • Ambientale: esistono una serie di fattori di rischio prenatali che possono causare l’alterazione dei geni responsabili del disturbo (esposizione prolungata a fumo di sigaretta; assunzione di alcool o droga in gravidanza; ipertensione; stress; complicanze durante il parto; nascita pretermine; basso peso alla nascita).

I bambini con ADHD sono caratterizzati da un deficit delle capacità di autoregolazione. Faticano, pertanto, a modulare e regolare il proprio funzionamento sia sul versante cognitivo, sia su quello emotivo e comportamentale. I bambini con ADHD sono facilmente distraibili, come se fossero incapaci di filtrare le informazioni. L’attenzione del bambino con ADHD viene così facilmente catturata da qualsiasi oggetto presente nell’ambiente, così come dai pensieri del bambino stesso e dalle sensazioni fisiologiche che egli può avvertire. Tutti questi stimoli agiscono da distrattori e mettono il bambino con ADHD in seria difficoltà: resistere a questi stimoli disturbanti è estremamente difficile, così come è impossibile mantenere una adeguata e stabile concentrazione su un compito fino al suo completamento.

Un’ulteriore caratteristica dei bambini con ADHD è l’incapacità nel regolare il proprio comportamento. Sono bambini dotati di una grande energia che faticano a contenere e, di frequente, non riescono a restare fermi quando richiesto. La difficoltà del bambino ADHD nel regolare il proprio comportamento si manifesta anche come tendenza ad essere impulsivo. Questi bambini non riescono ad attendere il proprio turno nei giochi o in qualsiasi altra situazione, interrompono le attività altrui, si intromettono nei discorsi degli adulti, chiedono insistentemente, voglio tutto subito e possono sembrare incuranti delle esigenze e dei bisogni altrui. In ambito scolastico l’impulsività li porta ad essere frettolosi e imprecisi. (Foderaro, G.)

La diagnosi di ADHD viene eseguita da un neuropsichiatra attraverso una serie di colloqui finalizzati alla valutazione delle abilità cognitive ma anche alla rilevazione di eventuali patologie o malattie mentali connesse al disturbo, nonché attraverso esami strumentali neurologici volti a valutare il sistema motorio ed i riflessi del bambino. A questo si aggiungono i questionari, compilati sia dai genitori che eventualmente dagli insegnanti, e dallo stesso neuropsichiatra.
Spesso l’ADHD si presenza in comorbilità con altre patologie, fra cui l’autismo, la dislessia, il disturbo oppositivo provocatorio ed i disturbi del sonno, ed è proprio questa presenza di più patologie a rendere difficoltosa la diagnosi iniziale, o addirittura a porla in secondo piano rispetto alla supposta gravità di altre problematiche.
E’ inoltre abbastanza frequente che bambini affetti da ADHD o DSA sviluppino problemi psicologici e disturbi emotivi a causa dei continui e ripetuti fallimenti scolastici, che causano senso di inadeguatezza ed inappropriatezza.

DSA e ADHD sono caratteristiche che accompagnano l’individuo nel corso della propria vita. L’evoluzione di questi disturbi è solitamente favorevole se Disturbi specifici dell’apprendimento e dell’autoregolazione. Le caratteristiche essenziali dei DSA e dell’ADHD riconosciuti, diagnosticati e presi in carico precocemente. Il loro tempestivo riconoscimento fa in modo che la scuola adotti le misure e le strategie necessarie per consentire all’allievo di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Il bambino, con l’aiuto di terapisti e tutor dell’apprendimento, sviluppa nel tempo strategie autonome finalizzate a raggiungere gli obiettivi non solo scolastici ma, più in generale, di indipendenza nella vita quotidiana. La famiglia, informata, seguita ed addestrata, svolge poi un ruolo determinante nell’accompagnamento del percorso di crescita del figlio. Pertanto, i bambini che possono contare su un ambiente attento e supportivo avranno alte probabilità di essere adulti felici e perfettamente integrati nella società. La presenza di DSA e ADHD, infatti, non è di per sé un limite per la carriera scolastica e professionale, né per una soddisfacente qualità di vita. (Foderaro, G.)
Purtroppo, sappiamo che l’evoluzione non è sempre positiva e l’ambiente gioca un ruolo determinante nel tracciare la traiettoria che il bambino seguirà divenendo adolescente e poi adulto. È stato ampiamente dimostrato che il mancato riconoscimento del problema, la diagnosi tardiva, l’assenza di sostegni scolastici adeguati, la presenza di genitori disfunzionali e di famiglie con carenze affettive sono fattori altamente correlati con una evoluzione negativa del disturbo dell’apprendimento e dell’attenzione (Faraone et al., 2021)

trattamenti non farmacologici indicati per la cura dell’ADHD sono il parent training, il child training ed il teacher training. Non è stato invece dimostrato il beneficio di altre forme di psicoterapia che, seppur utili per affrontare le conseguenze emotive causate dal disturbo, non contribuiscono tuttavia a ridurre i sintomi tipici del disturbo, ne’ a fornire al bambino gli strumenti per affrontarlo.
E’ ormai evidente che Il funzionamento scolastico e sociale di questi soggetti dipende non solo da aspetti strettamente individuali ma, in larga misura, dalle risposte che essi ricevono dall’ambiente, dal riconoscimento precoce delle difficoltà tipiche dei soggetti con DSA e ADHD, dall’applicazione di misure per gestire le problematiche contingenti e dall’attuazione di interventi clinici e pedagogici preventivi, ovvero utili per scongiurare l’insorgenza di problematiche secondarie o per limitarne la portata.

Bibliografia
• A.P.A., Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione (DSM-V), Milano, Raffaello Cortina, 2014.
• Faraone S.V., Banaschewski, T., Coghill, D., Zheng, Y., Biederman J., Bellgrove, M.A., Newcorn, J.H., Gignac, M., Al Saud, N.M., Manor., I., Rohde, L.A., Yang, L., Cortese, S., Almagor, D., Stein, M.A., Albatti, T.H., Aljoudi, H.F.,
• Alqahtani, M.M.J., Asherson, P., …, & Wang, Y. (2021). The World Federation of ADHD International Consensus Statement: 208 Evidence-based conclusions about the disorder, Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 128, 789818.
• Fedeli, D., & Vio, C. (2017). ADHD, iperattività e disattenzione a scuola. Firenze: Giunti EDU.
• Foderaro, G. II. Disturbi specifici dell’apprendimento e dell’autoregolazione. Le caratteristiche essenziali dei DSA e dell’ADHD. DSA e ADHD, 27.
• Marzocchi, G. M. (2011). La presa in carico dei bambini con ADHD e DSA. Costruzione della rete tra clinici, genitori e insegnanti. Edizioni Erickson.
• Vanzin, L. (Ed.). (2018). Rallentiamo e scegliamo!: Child training per l’ADHD. Franco Angeli.